Giornata mondiale dell’alimentazione: ripartiamo dalle mense scolastiche?

Il 16 ottobre è la Giornata mondiale dell’alimentazione: una ricorrenza importantissima celebrata in tutto il mondo per onorare la data di nascita della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, fondata proprio il 16 ottobre 1945.

Occupandoci di ristorazione collettiva, per noi è l’occasione giusta per stimolare una serie di riflessioni su un argomento che ci sta molto a cuore, soprattutto dopo la chiusura di scuole e asili durante il lockdown: la mensa scolastica.

L’educazione alimentare? Inizia a scuola!

La mensa scolastica rappresenta uno dei luoghi più importanti dove fare educazione alimentare perché è il touch point primario in tema di alimentazione per gli 8,2 milioni di studenti italiani (dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria, il numero è quindi maggiore se calcoliamo anche i bambini iscritti all’asilo nido).

In mensa i bambini imparano a confrontarsi con il cibo, capiscono il piacere di stare a tavola insieme ma anche le regole che questo rito sociale comporta. A scuola mangiano con le posate, usano il coltello, sbucciano la frutta, iniziano ad apprezzare la verdura (si spera!) e i legumi: se sono all’asilo nido, probabilmente iniziano ad approcciare l’autonomia. Capita che condividano il pasto con compagni intolleranti, allergici o che seguono particolari diete religiose. E soprattutto entrano in contatto con ricette e alimenti che magari a casa non mangiano o che addirittura non conoscono. Insomma mangiare è una questione di educazione!

A scuola è più buono

Quante volte vi è capitato di sentire i vostri figli dire che il purè della scuola è più buono del vostro? O che la vellutata di zucca della mensa è buonissima quando a casa non vogliono nemmeno sentirne l’odore? È normale: quando i bambini mangiano insieme ad altri bambini e agli insegnanti, le dinamiche cambiano. E allora i legumi diventano più buoni, si impara ad apprezzare il cous cous, si scoprono i cereali integrali: mangiare insieme ai compagni spesso è l’occasione di correggere le cattive abitudini alimentari e costruirne di altre più sane, che fanno bene alla salute e all’ambiente!

Insieme alle lezioni di educazione fisica, matematica, italiano, scienze, questo è un grande insegnamento di vita che la scuola offre a tutti i bambini e gli adolescenti, dall’asilo nido alla scuola secondaria.

Un pasto sano ogni giorno

C’è anche un’altra questione di primaria importanza: la pandemia sanitaria ha messo in luce il problema dell’alimentazione dei bambini.

Anche in Italia, per molti piccoli quello consumato a scuola è il pasto principale della giornata, quindi è ancora più importante che sia sano, completo ed equilibrato, ispirato cioè ai principi della Dieta Mediterranea. Ogni anno nelle scuole italiane vengono serviti 400 milioni di pasti: durante il lockdown, mancando la mensa scolastica molte famiglie con fragilità economica alle spalle hanno dovuto fare i conti con le difficoltà di garantire ai propri figli un’adeguata alimentazione.

Indipendentemente dalla condizione economica, inoltre, in Italia un bambino su due ha un consumo ridotto di legumi, uno su quattro non consuma verdura ogni giorno, uno su due fa una merenda eccessiva.

La pandemia sanitaria, insomma, ha improvvisamente tolto a milioni di bambini una grande opportunità di educazione alimentare oltre che pasti nutrienti e bilanciati.

Ripensare la mensa scolastica

Se c’è un insegnamento da cogliere dalla pandemia è che le mense scolastiche rappresentano un grande tesoro sul quale investire in termini di qualità e contenuti. Perché fare educazione alimentare fin da piccoli, insegnando ai bambini l’importanza di mangiare bene, significa avere adulti consapevoli, attenti alla propria salute e meno soggetti a malattie.

Diamo un numero: investire nella ristorazione collettiva scolastica potrebbe produrre sul lungo periodo risparmi cumulati pari a 8 miliardi di euro in termini di sanità pubblica!

Non solo: la mensa scolastica ha anche una forte valenza culturale e di inclusione sociale, perché permette ai bambini di confrontarsi con chi ha abitudini ed esigenze diverse.

Investire sulle generazioni future fa bene al Paese

Come migliorare la ristorazione scolastica?

Innanzitutto puntando sempre di più su materie prime di qualità, frutta e verdura di stagione, tecniche di cottura leggere e un’organizzazione incentrata sulla massima sostenibilità ambientale, in modo da ridurre il più possibile lo spreco alimentare.

Poi facendo capire a bambini, istituzioni e personale scolastico che mangiare insieme è un momento importante di educazione alimentare sul quale è necessario investire per il bene delle generazioni future e quindi dell’intero Paese.

Il che significa, ad esempio:

  • Investire in edilizia scolastica, in modo da creare mense negli edifici che siano anche un luogo piacevole e colorato, bello da vivere;

  • Introdurre nuovi Criteri Ambientali Minimi (CAM) nei bandi per la ristorazione scolastica per favorire l’utilizzo di prodotti biologici locali, una maggiore varietà di pesce, il consumo di legumi al posto della carne;

  • Creare una serie di contenuti ad hoc per conoscere meglio gli alimenti ma anche per favorire l’inclusione legata al cibo;

  • Sviluppare un percorso di educazione alimentare con attività ludico educative diverse in base alle fasi di apprendimento e sviluppo dei bambini;

  • Identificare una serie di accorgimenti inclusivi da inserire durante la somministrazione dell’offerta food: ad esempio, non servire per ultimi i bimbi con restrizioni alimentari.