Quando il ristorante aziendale è virtuoso: il caso Urmet

Ci sono ristoranti aziendali particolarmente virtuosi dal punto di vista dello spreco alimentare: come quello di Urmet, azienda italiana specializzata nella produzione di sistemi integrati di videocitofonia, automazione e controllo accessi, una delle prime ad aver aderito a Io Non Spreco, il progetto Elior, in collaborazione con Last Minute Market, contro il food waste.

Ristorazione collettiva e spreco alimentare

“Per ogni azienda di ristorazione collettiva, il tema dello spreco alimentare non può passare inosservato - assicura Alessia Tafuri, CSR Specialist per Elior Italia -. Collaboriamo da anni con Last Minute Market per il recupero delle eccedenze alimentari. Il ristorante aziendale di Urmet, gestito da Elior, è stato tra i primi a voler non solo monitorare lo scarto di cibo ma anche sensibilizzare chi usufruisce della mensa su un tema che sembra scontato, ma della cui portata non siamo tutti ben consapevoli”.

I numeri dello spreco

Ogni anno a livello globale un terzo di tutto il cibo prodotto per l’alimentazione umana viene sprecato: solo in Europa, sprechiamo ogni anno 90 milioni di tonnellate di alimenti, soprattutto in ambito domestico. Frutta e verdura, essendo beni deperibili, arrivano al 45%: è come se una mela o una banana su due non arrivassero a essere consumate. In termini di sostenibilità, è un indicatore che qualcosa non sta funzionando.

Il motivo per cui è importante limitare lo spreco alimentare, sottolinea Matteo Guidi, a.d. di Last Minute Market, “è quantitativo, perché va sprecata una grandissima quantità di cibo, il che equivale allo spreco di risorse ambientali e di tutto ciò che viene usato per produrre un determinato alimento. Ma c’è anche un motivo etico: con quel che sprechiamo ogni anno, si potrebbero sfamare quattro volte tutte le persone affamate sul pianeta”.

Il ristorante aziendale Urmet

Il progetto Io Non Spreco, infatti, prevede di monitorare 15 ristoranti aziendali per capire quanti e quali sono gli sprechi di cibo, in modo da avere una fotografia del fenomeno e individuare azioni correttive.

Nel caso del ristorante aziendale di Urmet, i risultati del monitoraggio in seguito all’avvio del progetto Io Non Spreco sono molto incoraggianti.

In media, si parla di 7,6 kg di scarti alimentari quotidiani: se pane e frutta vengono consumati completamente, lo spreco maggiore si ha verso i contorni (36% di scarto) e i primi piatti (35%), seguiti dai secondi (29%).

Da rilevare, inoltre, che il 54% dello scarto alimentare è costituito dalla rimanenza dei piatti, mentre il 46% sono pietanze non servite rimaste nelle teglie.

“Sono risultati molto positivi - spiega Guidi -, che indicano una mensa aziendale più virtuosa rispetto ad altri dati storici in nostro possesso. In generale, si tratta di circa 20 g di cibo scartato per ogni coperto, che diventano 10 g se guardiamo solo lo scarto dei piatti”.

Urmet Group, assicura il direttore HR Stefania Merci, è fiduciosa del fatto che i risultati positivi del monitoraggio siano un primo importante passo verso la riduzione dello spreco. “Urmet, da sempre sensibile alle attività di Responsabilità Sociale d’Impresa, ha aderito con entusiasmo al progetto Io non Spreco promosso da Last Minute Market e messo in pratica da Elior Italia. Tale iniziativa assume un’importante valenza educativa nella sensibilizzazione dei propri dipendenti alle problematiche dello spreco, incentivando il consumo consapevole”.

L’impatto ambientale dello spreco alimentare

Per ogni rilevazione effettuata, Last Minute Market fornisce anche un’indicazione relativa all’impatto ambientale dello spreco alimentare registrato, per dare un’idea più chiara ai numeri.

Nel caso di Urmet, come scritto sopra, il monitoraggio ha dato un esito positivo e sopra la media.

Ipotizzando 250 giorni di servizio della mense aziendali, lo scarto complessivo medio sarebbe di 750 kg, che equivale a un cassonetto e mezzo di rifiuti. A livello di impatto ambientale, possiamo immaginarlo come circa 280 viaggi in auto da Milano a Napoli e 36mila kg di Co2 equivalente.