All you can eat e spreco alimentare in mensa: funziona?

Spreco alimentare e formula All you can eat possono andare d’accordo? In alcuni casi sì.

Il progetto Io non spreco di Elior, attuato in collaborazione con Last Minute Market, è arrivato nella mensa di Loyola University of Chicago a Roma.

L’iniziativa monitora gli scarti di cibo nelle mense aziendali aderenti, per capire dove ci sono i maggiori sprechi e cosa si può fare per ridurli. Dopo Urmet e la mensa di Martini & Rossi, sono arrivati i risultati del progetto applicato a Loyola University of Chicago.

Una mensa All you can eat

La mensa in questione applica la formula All you can eat: gli studenti possono infatti riempirsi il piatto tutte le volte che vogliono, senza limiti di quantità.

Per una settimana sono stati raccolti gli avanzi di tutte le portate e inseriti in bidoncini differenziati tra primi piatti, secondi, contorni, pane e frutta. Inoltre è stato valutato anche il cibo non servito: i nostri addetti mensa hanno pesato gli scarti, in modo da ottenere un insieme di dati utili per capire quanto è lo scarto alimentare, dove si annida maggiormente e quindi quali sono le aree sulle quali intervenire.

I risultati

Nei cinque giorni di analisi degli avanzi di pranzo e cena sono stati raccolti:

  • 217 kg di rifiuti

  • significa una media giornaliera di 43,4 kg di rifiuti (dei quali 11 kg di cibo non servito e 32,4 kg di avanzi dai piatti)

  • pari a circa 150 g per studente (i dati comprendono sia le parti commestibili che quelle non commestibili).

Le portate più scartate

I piatti più scartati?

  • 45% primi piatti

  • 27% secondi

  • 22% contorni

  • 5% frutta

  • 1% pane

In generale, il monitoraggio evidenzia che il 75% dei rifiuti deriva dallo scarto nei piatti, mentre il 25% è da attribuire a piatti non serviti e lasciati nei vassoi.

H3 - L’impatto ambientale dello spreco alimentare

Tirando le somme, l’impatto potenziale dello spreco alimentare annuo nella mensa di Loyola University of Chicago a Roma (pari quindi 250 giorni di servizio) sarebbe di:

  • 11 tonnellate, pari a 24 cassonetti dei rifiuti

  • il che significa un’impronta ecologica di 520 tonnellate di CO2 equivalente. In pratica, è come andare da Milano a Napoli in macchina ben 4.100 volte.

“Cambiare le nostre abitudini alimentari è importante anche ai fini di ridurre lo spreco - spiega Giulia Podestà, project manager Elior -. Scegliere un menù vegetariano, per esempio, significa ridurre le emissioni di CO2 equivalente e il consumo di acqua”.

Per fare un esempio, un kg di carne di vitello:

  • produce 21,35 kg di emissioni di CO2 equivalente

  • richiede 581 litri di acqua

Un kg di ceci invece:

  • produce solo 0,77 di CO2 equivalente

  • richiede 221 litri di acqua

Rendere più sostenibile l’All you can eat

Alcuni consigli per migliorare l'esperienza in mensa:

  • Non arrivare troppo affamati alla linea del self service: meglio fare una merenda a metà mattina e a metà pomeriggio

  • Prendere solo il cibo che si è sicuri di consumare e lasciare il resto per un eventuale bis

  • Imparare a comporre un piatto equilibrato: metà verdure, un quarto carboidrati e l’altro quarto proteine

  • Mangiare lentamente e masticare bene ogni boccone.